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Acerca de

L'apparizione dei cavalli bianchi
ritratti di anime sospese tra colpa e catarsi ispirati all’opera di Henrik Ibsen

"C’è sempre qualcosa che ritorna e che scompare a cui non saprei dare un nome.

Questo stesso enigma, però, mi spinge fino in fondo alle cose, attraverso un teatro invisibile la cui natura non è indifferente", Antonio Neiwiller

 

Il teatro non è una scienza esatta. Non credo alla validità di un metodo universale che funzioni indipendentemente dalla personalità degli individui che scelgono di tentare un’esperienza creativa. Esistono però percorsi di base che possono favorire la ricerca e la scoperta delle proprie peculiarità espressive. Il lavoro che proporrò in questo percorso cercherà appunto di stimolare la consapevolezza creativa di ogni allievo-attore.

 

Per questa ricerca sulla costruzione del personaggio, ho scelto un autore che amo molto per

la profondità e l’elegante cupezza che traspare dalle sue opere, accompagnata al tempo stesso da una sferzante ironia anche nelle situazioni più drammatiche e disperate. Con estro sublime, Ibsen descrive il tormento ingabbiato di anime prigioniere delle proprie ossessioni che anelano ad una liberazione impossibile, braccate come sono dagli ‘spettri’ di un passato che grava sul presente con il peso - quasi biblico o comunque inesorabile - di colpe, errori e menzogne che

si tramandano di generazione in generazione, determinando gli eventi del futuro e il diritto alla felicità, come nell’antica tragedia greca. Ma questo carico drammatico, a tratti persino tragico, è attraversato da squarci di livida comicità, dovuta al tratto spietato con cui l’autore tratteggia la vulnerabilità e la pochezza dei suoi personaggi, uomini e donne in conflitto perenne tra drammi familiari e intrighi civili.

 

Nell’algido universo ibseniano, immerso nel biancore latteo della gelida luce del Nord e attraversato dalle ombre fitte di interni bui e austeri, trovano nitida voce e ampio spazio

le pulsioni più moderne dello spirito e della società del suo tempo: il progresso scientifico,

la rivoluzione industriale, l’ascesa della nuova borghesia rampante, i contrasti politici,

e soprattutto l’affermazione dell’indipendenza e della presa di coscienza della donna.

 

Se le creature meravigliosamente fluttuanti partorite dal genio poetico di Cechov rimandano

la vita futura continuando a crogiolarsi nella nostalgia e nel rimpianto del passato, le più severe figure ibseniane dure, angolose, prive di autentica tenerezza, talvolta persino violente, sono sempre proiettate verso la conquista di mete future, per quanto schiacciate da catene

che impediscono loro di librarsi in volo, come cicogne azzoppate, divise tra l’entusiasmo dello slancio e la stanchezza della vita già vissuta. Se le prime si spengono in una pigra lentezza avara di furenti passioni, le altre si ostinano ad ardere nelle braci gelide di ribellioni rovinose: pulsioni opposte e diversissime che tuttavia ci riguardano ancora da vicino. Tempi, dinamiche

e condizioni cambiano, ma i meccanismi tesi alla conquista della felicità e della pacificazione interiore o all’affermazione di un’etica dell’esistenza continuano nella ricerca di impossibili soluzioni definitive.

 

La ricchezza di implicazioni psicologiche dei personaggi ibseniani, in bilico tra naturalismo e simbolismo, credo possa consentire un ricco creativo nelle capacità di metamorfosi individuali

attraverso lo studio delle possibilità di trasformazione del corpo, della voce e delle emozioni dell’attore, dell'indagine dei suoi lati oscuri come di quelli luminosi.

 

Il lavoro di analisi e costruzione del personaggio partirà da alcuni testi di riferimento, che saranno scelti una volta formato il gruppo di lavoro, e potranno poi essere adattati e rielaborati verso una “scrittura scenica” originale, forte dell’apporto individuale di ognuno dei partecipanti.

 

E’ comunque condizione auspicabile per partecipare in modo più attivo al laboratorio la lettura attenta delle seguenti opere di Henrik Ibsen:

 

Spettri / Casa di bambola / Rosmersholm / Hedda Gabler / John Gabriel Borkmann

 

 

E’ necessario un abbigliamento comodo per il training e gli esercizi di propedeutica.

Invito i partecipanti a portare anche abiti, accessori e oggetti in tono con i personaggi e le atmosfere del testo, tracce musicali che li entusiasmino in modo particolare ed eventuali strumenti musicali che sappiano suonare.

La durata del laboratorio sarà di 5 giorni per un gruppo di massimo 15 partecipanti.

Il tempo di lavoro di ogni giornata sarà compreso tra le 6 e le 7 ore.

Eventuali variazioni dell’orario di lavoro potranno essere concordate insieme.

 

Marco Sgrosso

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

"Mamma dammi il sole..."

Da Spettri di Henrik Hibsen

 

 

 

 

- momenti di lavoro pratico

 

- rilassamento e respirazione diaframmatica

 

- esercizi di emissione vocale alla scoperta della voce "vera": paesaggi sonori, il sentimento nella voce, gradazione ed esplorazione della vocalità dal pianissimo al grido

 

- lavoro sul corpo: peso, abbandono, equilibrio, esercizi di contatto, geografia del personaggio

 

- improvvisazioni fisiche e sonore: aprire una via all’immaginazione

 

 

- elementi per la costruzione di un personaggio

 

- il ‘gesto primario’

Il ‘gesto primario’ dà senso e consequenzialità a tutte le azioni.

Nel processo di costruzione del proprio personaggio, la ricerca del ‘gesto primario’ da parte dell’attore evita il rischio di naufragare in una pluralità di dettagli e azioni confuse che gli impediscono la messa a fuoco del nucleo principale. Una volta afferrato il centro,

è fondamentale saper scegliere i dettagli necessari per dare completezza al personaggio. L'importanza dei dettagli non va mai sottovalutata: un singolo dettaglio può aprire panorami

di fantasia ed è spesso più potente di un confuso dispiego di grandi mezzi.

Il minimalismo aiuta a trovare la profondità del personaggio

 

- l'improvvisazione creativa

Il lavoro di improvvisazione porta a soluzioni imprevedibili, ma è necessario che l’improvvisazione non sia mai casuale ma sempre ‘armata’, cioè indirizzata verso un obiettivo chiaro. L’improvvisazione è il mezzo migliore per prendere coscienza delle reazioni emotive

 

- i ‘magazzini della memoria'

Riallacciandosi alla lezione di Stanislavskij, Eimuntas Nekrosius chiamava “magazzini della memoria” quel serbatoio di ricordi, impressioni e immagini che l'attore porta dentro di sé e che costituiscono l'esperienza del suo proprio vissuto. Nel processo di costruzione del personaggio, i magazzini della memoria sono un apporto per l’attore non necessariamente indispensabile ma senza alcun dubbio prezioso perché il personaggio diventi una creazione unica e originale

 

- il cerchio neutro

Teorizzando il suo percorso verso la costruzione del personaggio, Thierry Salmon partiva dalla concezione di “cerchio neutro”, inteso come luogo di un primo totale svuotamento dell'attore dalle espressività abitudinaria allo scopo di ripartire da una base ‘vergine’, un foglio bianco sul quale impostare un po’ per volta le caratteristiche fisiche e psicologiche del personaggio e a seguire le sue relazioni con l'ambiente e con gli altri personaggi, attraverso stadi progressivi di invenzione creativa da parte dell’attore che “abita” il corpo del personaggio. Il lavoro incrociato tra l'analisi del testo e il ricorso alla fantasia creativa individuale consente all’attore di costruire una biografia del personaggio, che funge da griglia di stabilità per la sua tenuta in scena e offre una riserva di possibilità non scontate per far fronte all’imprevisto, permettendogli di dominare la situazione dall’interno oltre che dall’esterno e di sentirsi in armonia con la propria emotività. Il primo passo per la costruzione delle informazioni necessarie alla definizione del personaggio stesso è sottoporre l’essere che si sta ‘creando’ ad una serie di domande semplici: quanti anni ha? com’è fisicamente? che tipo di carattere ha? cosa gli piace? da dove viene? cosa sogna? che animale è? quali sono le sue speranze e quali i suoi rimpianti? E' necessario che l’attore si lasci andare alle sollecitazioni creative senza un eccessivo controllo della volontà per potersi abbandonare al flusso emotivo. Picasso sosteneva che, durante l’atto creativo, la prospettiva e la visione delle cose e della realtà mutano continuamente.

 

- il monologo interiore

Il monologo interiore non corrisponde necessariamente al testo da recitare, ma nasce dalle potenzialità creative dell’attore e si costruisce attraverso il flusso di pensieri e di emozioni che lo accompagnano nel percorso di costruzione del personaggio. La definizione di monologo interiore si fonda sulla massima apertura e curiosità possibile da parte dell’attore verso quanto gli sta accadendo intorno. Ogni personaggio è un ‘vaso di pandora’: contiene informazioni infinite ed è sempre più ricco e complesso di quanto non appaia soltanto nel testo scritto, pur attingendo vita e senso da quello stesso testo. Ed è’ l’attore che deve arricchire di dettagli ‘fondamentali’ l’anima del personaggio. Nella costruzione del monologo interiore è molto importante definire la temperatura emotiva base del personaggio.

 

  • animus e anima

Jung parla di ‘animus’ e ‘anima’ per distinguere la componente maschile da quella femminile che abitano ciascuno di noi. Secondo Jung, il bambino nasce con una predisposizione naturale alla bisessualità, poi il processo di educazione familiare, sociale e civile influenza le sue scelte. Nel primo approccio con il personaggio, è importante che l’attore recuperi il senso di questo stato primario di predisposizione alla bisessualità, per analizzare con lucidità la lotta interna tra ‘animus’ e ‘anima’, cioè lo scontro tra le pulsioni della ragionevolezza e quelle dell'emotività.

Il primo focalizza lo sviluppo di autorità, forza e razionalità, la seconda illumina stati emotivi nevrotici e impulsivi, non sempre riconducibili ad azioni logiche ma legati in modo molto profondo alla realtà più interiore. ‘Animus’ e ‘anima’ operano tanto nell’uomo quanto nella donna e la consapevolezza delle diverse pulsioni aiuta l’attore ad arricchire di profondità espressiva il suo personaggio, cioè di nutrirlo del suo maschile e del suo femminile, indipendentemente dal sesso dello stesso personaggio.

INFORMAZIONI

 

Modalità di iscrizione:

 

Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto
Laboratorio Marco Sgrosso:
una foto, in formato jpg dal peso complessivo massimo di 800 KB un CV sintetico (in formato PDF) in cui siano indicate le esperienze artistiche e teatrali

La mail dovrà pervenire all’indirizzo: info@sineddocheteatro.com
 

per informazioni e costi:

cel:3401874388 - 3397870447
info@sineddocheteatro.com

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