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IL VELO DI MAYA

Di Francesca Imperadori e Salvatore Valentino

Consulenza drammaturgica di Ciro Ciancio e Chiara Arrigoni

 

CAST

Anna Scola

Gaetano Franzese

Susanna Acchiardi

Salvatore Valentino

 

PRODUZIONE

Sineddoche Teatro

Sinossi

 

Una piccola parrocchia di paese ai giorni nostri. Suor Benedetta, una suora con una forte spiritualità, è punto di riferimento per la gente del paese. Padre Lorenzo, il parroco con un passato di depressione, delega alla suora la maggior parte delle attività, messe incluse, trovando nelle celebrazioni in parrocchie di città e quindi nella possibilità di fare carriera, lo stimolo per superare la propria sofferenza.

Irene, una giovane content creator, informata dalla nonna su ciò che accade in paese, gira un video di suor Benedetta mentre dice messa e lo pubblica per testarne la portata virale sui social.

Questo genera una serie di eventi che portano al trasferimento immediato della suora che a questo punto, spinta anche da Irene, sfrutta il clamore creato dai video per diffondere la parola, smuovere le coscienze e organizzare una raccolta fondi per opere di beneficienza, diventando una vera e propria influencer.

Il grande successo di Suor Benedetta, conosciuta ormai come “La suora che dice messa”, attira l'attenzione del cardinale Don Massimo Parisi, consigliere dell'ufficio stampa del Vaticano, che dovrà rimettere tutto in ordine e spegnere sul nascere il nuovo movimento che sta nascendo.

 

Note di Drammaturgia

 

Il progetto nasce dall’esigenza di raccontare la storia di una donna che, trasgredendo le regole della comunità a cui ha deciso di appartenere, compie una piccola rivoluzione all’interno di quella stessa comunità, diventando però un esempio anche per chi non fa parte del suo mondo. Ci siamo chiesti, nell’approcciarci alla scrittura de “Il velo di Maya”, cosa succederebbe se una suora si trovasse a dire messa al posto di un prete, e come reagirebbe la comunità (e lo stesso ambiente ecclesiastico) a una cosa che, ancora oggi, viene raramente (o quasi mai) messa in discussione. Abbiamo scoperto che, le volte in cui è stata posta la domanda se le donne di chiesa potranno mai iniziare a dire messa, a pronunciare la parola di Dio, la risposta è sempre stata questa: “Dio ha scelto solo discepoli uomini”. La religione cattolica ancora oggi influenza pesantemente la nostra etica, nel bene e nel male, e in un mondo che cambia velocemente e radicalmente, non possiamo fare a meno di confrontarci con la stasi delle norme all'interno della Chiesa.

Abbiamo ragionato sulla possibilità di far interagire la protagonista con una influencer, non solo per creare un collegamento con la contemporaneità, ma anche per permettere di mostrare come gli esempi virtuosi, in ogni campo, possano “influenzare” le scelte di personaggi che appartengono a mondi diversi. Così l’influencer, portando al grande pubblico (quello del web) la storia di una suora che si fa carico di pronunciare lei stessa la parola di Dio (senza dover fare sempre e solo “l’assistente” di un prete o di un diacono), inizia un percorso di consapevolezza su se stessa che la porterà a capire che tipo di influencer vuole essere. Poi, abbiamo sentito la necessità di costruire due personaggi maschili, appartenenti al mondo ecclesiastico, che avessero due visioni diverse rispetto all’operato della suora. Così abbiamo il prete, la prima persona che le ha chiesto di salire sull’altare, che quindi rappresenta la parte progressista di quel mondo, che però è pur sempre ancorato a delle convinzioni arcaiche, convinzioni così forti che portano il prete del paese ad avere una crisi di fede. Al contrario, l’altro personaggio (un Cardinale, consigliere dell'ufficio stampa del Vaticano), è un esponente della parte conservatrice del clero, che arriva all’interno della comunità a rimettere le cose a posto, a ristabilire l’ordine costituito. Ma, ciò che si troverà anche lui a fronteggiare, è una rivoluzione che non può essere placata con i mezzi con cui è solito placare tutte le novità che si affacciano alle porte della chiesa.

Tra i riferimenti che possiamo citare: The Handmaid’s Tale.

La scrittura, nonostante ricerchi un naturalismo tout court (dato dalla necessità di “entrare” in un mondo, quello ecclesiastico, che nell’era di internet sta diventando sempre più slegato dalla quotidianità), propone comunque una visione laica, della questione, lasciando però ai personaggi momenti di diretto contatto con Dio (con manifestazioni chiare durante le “crisi di fede” dei personaggi), che permette di evidenziare la forte spiritualità che guida i protagonisti, spiritualità che però a volte viene messa in discussione dall’etica personale e interna di ognuno di loro. Per concludere, l’idea di messa in scena è strettamente collegata al tema centrale dell’opera.

Note di regia

 

Nel percorso di scoperta del cuore linguistico e tematico di Sineddoche Teatro, gli autori e i registi de “Il velo di Maya” non hanno potuto fare a meno di affrontare uno dei più grandi conflitti nati all'interno dell'enorme e variegato sistema culturale cattolico/cristiano, ovvero, lo scontro che c'è tra l'io spirituale dell'individuo e il noi dogmatico della chiesa cattolica.

Da qui la volontà di mettere in scena la storia di una suora che per motivi particolari si trova a ricoprire più volte il ruolo di un sacerdote.

Mettere in crisi il dogma cattolico per cui solo un uomo può rappresentare Cristo durante la funzione eucaristica, ha portato alla luce dinamiche personali e sociali alle quali è difficile sottrarsi: siamo abituati ad accettare, e non mettere in discussione, abitudini consolidate da secoli, senza più conoscere il motivo che ha portato a stabilire determinate norme. Ciò che vogliamo fare con questo spettacolo è proporre un’altra visione del mondo evidenziando alcune criticità che ancora oggi costituiscono un limite alla parità di genere, evidenziare come ci sia bisogno di persone che compiano piccoli passi verso la liberazione dai preconcetti ormai radicati in noi, soprattutto quando si parla di religione. Seguendo le vicissitudini di Suor Benedetta il pubblico farà un percorso di scoperta proprio di quelle dinamiche, private e sociali, che possono bloccare il libero pensiero e quindi la crescita individuale.

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